Che cos’è la fragilità? Come definiamo ora la salute?

Anziano_anziani_assistenza_solidarietà_rsa_genericaRisulta del tutto evidente che la fragilità, direttamente proporzionale all’aumento dell’età e al numero di condizioni croniche presenti contemporaneamente, rappresenta la caratteristica che permette al Coronavirus di far implodere le capacità di difesa e adattamento all’ambiente di vita. Ciò è avvenuto per tutti, anche senza contagio diretto, unicamente in base alla pandemia mediatica delle informazioni martellanti e planetarie sugli ospedalizzati, intubati e deceduti da Coronavirus. La fragilità si accentua anche per via psico-sociale ed emotiva. Però non si può identificare la fragilità umana senza precisare che cos’è la salute.

La salute non può più essere semplicemente intesa come assenza di malattia, nè come un fatto unicamente individuale.

La definizione di salute dell’OMS, formulata nel 1948, che vede la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non semplicemente assenza di malattia o infermità”, non è più adatta allo scopo, considerato il radicale cambiamento del quadro epidemiologico, caratterizzato dal dominio delle malattie croniche e alla luce della epidemia di Coronavirus. Con la transizione epidemiologica verso l’invecchiamento e la fragilità della popolazione, la definizione OMS diventa piuttosto controproducente, in quanto dichiara ammalate in modo definitivo le persone affette da malattie croniche e disabilità. Minimizza, inoltre, il ruolo della capacità umana di fronteggiare in modo autonomo le sfide fisiche, emotive e sociali di una vita in continuo cambiamento e di funzionare in modo soddisfacente e con  la percezione di stare bene pur in presenza di una malattia cronica o di una  disabilità.

Bes18 Speranza di vita senza limitazioni +65

ISTAT – Speranza di vita a 65 anni senza limitazioni

Il guadagno di salute misurato in anni di sopravvivenza può essere meno rilevante della partecipazione sociale; un aumento della capacità di affrontare e gestire (in inglese coping), mantenere e ripristinare la propria integrità e il proprio equilibrio, può essere più rilevante e realistico rispetto al recupero del completo benessere.

E’ emersa negli ultimi anni l’esigenza di sostituire la storica definizione di salute con una più adatta alla nostra epoca: “la salute è la capacità collettiva di adattamento all’ambiente circostante e di conservazione della propria autonomia.” [1] [2].

EJPHAlla secolare transizione epidemiologica della fragilità del XX secolo, negli ultimi decenni sono avvenuti ulteriori significativi cambiamenti che hanno influenzato la nostra salute, come:

  • le crescenti disuguaglianze (si è passati da diseguaglianze tra paesi – primo e terzo mondo – a diseguaglianze più accentuate all’interno dei singoli paesi);
  • la mobilità globalizzata ed i flussi migratori imponenti;
  • i nuovi modelli di consumo e di comunicazione;
  • i cambiamenti ambientali e del clima globale.

Queste trasformazioni agiscono sulla salute attraverso i cambiamenti sociali, economici e demografici che si ripercuotono sulle condizioni lavorative, sui contesti educativi, sui modelli familiari e sul tessuto sociale e culturale delle comunità, e influenzano le condizioni di vita di ognuno di noi.

Income inequalityPur avendo raggiunto l’apice del progresso tecnico e materiale dell’umanità, siamo affetti da ansia, portati alla depressione, preoccupati di come ci vedono gli altri, insicuri delle nostre amicizie, spinti a consumare in continuazione e privi di una vita di una comunità degna di questo nome. Sentiamo che abbiamo perso quella dimensione della salute che è la “gioia di vivere”. In assenza del contatto sociale rilassato e della gratificazione emotiva di cui abbiamo bisogno, cerchiamo conforto negli eccessi alimentari, nello shopping e negli acquisti ossessivi, oppure ci lasciamo andare all’abuso di alcool, psicofarmaci e sostanze stupefacenti. L’aumento del reddito è giunto ad un livello di elevato “benestare”,  ma non corrisponde più ad un aumento del “benessere” come nei secoli passati. [3]

Reddito familiare e aspettativa di vitaUn ampio e solido corpo di evidenze epidemiologiche degli ultimi anni converge nell’indicare nelle condizioni di svantaggio sociale un fattore di rischio determinante per la salute. E’ ormai assodato che nei Paesi Occidentali, maggiori sono le differenze di reddito tra ricchi e poveri, più le popolazioni tendono a soffrire di un peso maggiore di una vasta gamma di problemi sanitari e sociali. La salute fisica e mentale sono peggiori, l’aspettativa di vita è più bassa, i tassi di omicidi sono più alti, i punteggi di matematica e di alfabetizzazione dei bambini tendono ad essere più bassi, l’abuso di droghe è più comune e più persone sono in prigione. La prova scientifica della correlazione tra diseguaglianze e salute è che tutti questi risultati presentano gradienti sociali che li rendono più frequenti ad ogni gradino della scala sociale, inoltre si presentano in una dimensione unitaria che non riguarda soltanto il benessere fisico, ma coinvolge direttamente anche la sfera psicologica, sociale, familiare, relazionale e lavorativa dei cittadini e i loro stili di vita. [4]

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Più sono alte le concentrazioni di polveri sottili nell’aria, più alta risulta la mortalità per Covid-19

“La persona umana è in pericolo: questo è certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia. Uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”. Se si rompe un computer è una tragedia, ma la povertà, i bisogni, i drammi di tante persone finiscono per entrare nella normalità. Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti. Questa “cultura dello scarto” tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano.” [5]

Papa Francesco, indulgenza plenaria Piazza San Pietro

Papa Francesco, indulgenza plenaria in Piazza San Pietro – Pasqua 2020


[1] Machteld Huber et al. How should we define health? BMJ 2011;343:d4163

[2] Marielle Jambroes et al. Implications of health as ‘the ability to adapt and self-manage’ for public health policy: a qualitative study; European Journal of Public Health, Volume 26, Issue 3, June 2016, Pages 412–416

[3] Richard Wilkinson, Kate Pickett – La misura dell’anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici; Feltrinelli 2009

[4] Richard Wilkinson, Kate Pickett – L’ equilibrio dell’anima. Perché l’uguaglianza ci farebbe vivere meglio; Feltrinelli 2019

[5] Papa Francesco: viviamo la cultura dello scarto -Udienza generale in Piazza San Pietro del 2013