Dai report epidemiologici dell’ISS sul Codiv-19[1] si desume che l’83,7% dei decessi per Codiv-19 aveva 70anni o più. Il rischio di morire di questa popolazione variava da 24,3% a 30,5%. Il terzo Report sulle Rsa dell’ISS[2], descrive i risultati di una indagine su 3.276 Rsa in diverse Regioni. Al 14 aprile le strutture che hanno risposto sono un migliaio (1/3 del totale), prevalentemente situate al Nord. Su 80.131 residenti in queste strutture al 1 febbraio sono deceduti 6.773 persone (45,0% in Lombardia, 16,1% in Veneto e 10,1% in Piemonte, di cui 2.724 con Codiv+ o sintomi simil-influenzali (il 40,2%).
Infine dal sito ISTAT[3] si può calcolare la mortalità del 2018. La probabilità di morire in un anno dal 70° all’80° anno di età è del 10%; dal 80° al 90° anno è del 30,8%; oltre il 90° anno di età è del 68,6%. Confrontando queste percentuali per classi di età, si può toccare con mano l’impatto del Coronavirus sulla popolazione anziana e nelle strutture residenziali.
Nel grafico qui sotto la linea nera rappresenta la linea di base. La linea tratteggiata l’intervallo di confidenza al 95%. Le aree grigie ombreggiate rappresentano deviazioni nei decessi previsti rispetto alla previsione di base. Le curve rosse indicano la mortalità attribuibile all’attività influenzale (usando l’indice Goldstein) e le curve verdi indicano l’effetto dell’influenza + le temperature estreme.
A novembre 2019 è apparso un articolo sull’eccesso di mortalità avvenuto nelle ultime stagioni invernali in Italia a causa dell’influenza e del freddo [4]. Gli autori (tra cui Walter Ricciardi) stimavano che nella stagione invernale 2014/15 ci sono stati 20.257 decessi in eccesso, 15.801 nella stagione 2015/16 e 24.981 nella 2016/17, attribuibili a epidemie di influenza (utilizzando l’indice Goldstein). Gli autori concludono che “l’eccesso osservato di decessi non è completamente inaspettato, dato l’elevato numero di soggetti fragili e molto anziani che vivono in Italia. In conclusione, l’imprevedibilità del virus dell’influenza continua a rappresentare una grande sfida per gli operatori sanitari e i responsabili politici.”
In sintesi, dai dati fin qui raccolti possiamo dire che il “Codiv-19 falcia soprattutto le persone più fragili” (come ha detto la virologa Ilaria Capua). Sapevamo già che le persone fragili sono prevalentemente anziane, con più condizioni croniche e in gran parte sole o in strutture residenziali. La mortalità di questa popolazione è progressivamente più alta con l’avanzare dell’età e il virus influenzale ha rappresentato “la goccia che fa traboccare il vaso” già nelle stagioni invernali passate. Ciò è stato confermato, in modo più aggressivo, quest’anno: il Codiv-19 ha falciato gli stessi fragili di una stagione invernale, in soli due mesi.
[1] EpiCentro Coronavirus | 17 aprile 2020 Aggiornamento dati: infografica dall’ISS
[2] Survey nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie – Aggiornamento 14 aprile
[3] ISTAT Tavole di Mortalità della popolazione per provincia e regione di residenza http://demo.istat.it/
[4] Rosano A, Bella A, Gesualdo F, Acampora A, Pezzotti P, Marchetti S, Ricciardi W, Rizzo C. Investigating the impact of influenza on excess mortality in all ages in Italy during recent seasons (2013/14-2016/17 seasons); Int J Infect Dis. 2019 Nov.