“E’ spaventosa la situazione generale all’interno delle Residenze Sanitarie Assistenziali: secondo l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità su 1082 strutture contattate, i morti dal primo febbraio sono 6.773 … Gli investigatori stanno studiando anche le varie ordinanze regionali: in molti casi i governatori hanno chiesto alle aziende sanitarie di individuare case di riposo dove ospitare affetti da coronavirus. L’obiettivo di provvedimenti del genere era di decongestionare un po’ gli ospedali, ma il sospetto è che questi trasferimenti abbiano fatto nascere tanti focolai.” [1]
Ci sono due elementi in questo articolo che evidenziano due diversi aspetti della campagna “sull’emergenza nell’emergenza delle Rsa e Coronavirus”[2]:
- da un lato che l’evidenza che abbiamo molti dei nostri parenti anziani e fragili residenti in istituzioni non sempre adeguate (“indagini e controlli nelle Rsa in tutta Italia: il quadro è sempre lo stesso. Strutture inadeguate, nessuna protezione per ospiti e operatori”[3].
- dall’altro che il Codiv-19 ha messo in luce la popolazione più fragile, che si trova ai margini della comunità: in strutture dove mancato investimenti pubblici adeguati e sono state usate per decongestionare gli ospedali (in proposito si veda la dichiarazione di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma[4]).
L’emergenza nell’emergenza ha avuto origine da una inchiesta di Gad Lerner uscita il 04/04/2020 sulla “epidemia insabbiata” al Pio Albergo Trivulzio: “Gli anziani morivano e a noi, nonostante l’evidenza dei sintomi, dicevano che si trattava solo di bronchiti e polmoniti stagionali”: sono le parole del delegato Cgil, Pietro La Grassa, a proposito del Pio Albergo Trivulzio, oltre milletrecento anziani ricoverati, il polo geriatrico più importante d’Italia.
“Chiederci di ospitare pazienti con i sintomi del Covid-19 è stato come accendere un cerino in un pagliaio: quella delibera della giunta regionale l’abbiamo riletta due volte, non volevamo credere che dalla Regione Lombardia potesse arrivarci una richiesta così folle”: lo dice Luca Degani, il presidente di Uneba Lombardia, l’associazione di categoria che mette insieme circa 400 case di riposo lombarde.[5]
Poi l’occultamento del contagio, nessun tampone, il divieto di uso di mascherine, l’esonero del Direttore sanitario e divieto al personale di parlare di ciò all’esterno. Se ne sta occupando la magistratura, per aver “messo in pericolo” la salute degli operatori e degli ospiti, nonché di aver causato con “negligenza, imprudenza ed imperizia” le morti degli anziani [6].
Lidia Goldoni[7] ha affermato che l’eccesso di mortalità tra gli anziani è dovuta non solo alla pessima gestione dell’epidemia, ma anche allo stato di abbandono a se stesse delle persone più fragili e vulnerabili. “C’è un convitato di pietra in tutte le informazioni sull’andamento dell’epidemia di Covid-19. È sempre presente, muto, silenzioso, senza identità. È il paziente vecchio, identificato dall’età, per fare una media statistica, e dal numero delle sue patologie, per dare una parvenza scientifica.”
“Gli anziani, in questa crisi, sono stati lasciati soli. Anche nel momento della morte erano soli, senza familiari vicini, consegnati solo alla pietas e all’umanità degli operatori sanitari in turno. Chi si è fatto carico delle condizioni di salute e della solitudine dei vecchi, oltre che censirne la morte?”[8]
Ma ciò accade non solo in Italia: “Le condizioni di vita dei residenti di fronte al virus sono incomprensibili e, in breve, disumane. Ognuno di loro è stato rinchiuso nella propria stanza per più di sei settimane senza poter uscire, quindi senza contatto con gli altri residenti e senza ricevere alcuna visita dalla famiglia. I caregiver, che, com’è noto, hanno pochissimo tempo ogni giorno per tutti, non sono contenti di non poterli seguire. Quando la situazione dei malati peggiora e purtroppo la loro morte è prevedibile, il loro trasferimento in ospedale non è possibile e nessun membro della famiglia è autorizzato a circondarli durante questo triste periodo. Il dolore delle famiglie sottoposte a questa assenza è immenso”.[9]
“Il coronavirus sta infettando e uccidendo le persone di colore negli Stati Uniti a tassi sproporzionatamente alti, secondo i dati diffusi da diversi stati e grandi città, evidenziando ciò che i ricercatori di salute pubblica affermano essere disuguaglianze radicate nella mancanza di risorse nella salute e nel minore accesso alle cure.”[10]
La denuncia pesantissima del terzo settore lombardo: “A queste persone, infatti, una volta contratta la malattia, viene negato l’accesso ai pronto soccorso e agli ospedali, lasciandole morire nei loro letti. Muoiono nelle case o nei servizi residenziali, senza poter avere accesso a tutte le cure a cui vengono invece sottoposte le persone che riescono ad essere ricoverate. Viene attuato così, in modo silenzioso, quanto già previsto dalle ‘linee guida’ degli anestesisti italiani: di fronte alla carenza di posti letto in terapia intensiva viene data la precedenza alle persone giovani e senz’altre patologie rispetto a quelle anziane con patologie pregresse”[11].
Il World Economic Forum ricorda che la pandemia avviene nell’epoca delle diseguaglianze e aggrava il divario esistente nei paesi senza assistenza sanitaria universale. Giuseppe Costa, che si sempre occupato di diseguaglianza, sostiene che la pandemia accentua le disuguaglianze di salute: “Non è vero che, a parità di età, i vari gruppi sociali siano esposti nella stessa misura all’epidemia e siano ugualmente vulnerabili alle sue conseguenze più letali”.
La conferma arriva esaminando i dati di letalità dell’Istituto Superiore di Sanità, che mostrano chiaramente la distribuzione disomogenea del tasso di letalità (che in Italia è del 12,6%, il più alto al mondo): l’83,5% dei decessi avviene alle persone con 70 anni e più (6 volte quello dei più giovani). Inoltre il 14,4% presentava una patologia cronica, il 20,7% ne presentava 2 e il 61,3% aveva tre i più condizioni croniche. Questi dati, però, non sono omogenei per tutta la popolazione anziana. Ad esempio le persone > 65 anni con tre o più condizioni croniche sono il 34% più frequenti al Sud che al Nord, sono il 61,3% più di basso livello di istruzione e sono il 37,2% più frequenti nel quintile di reddito più basso.[12]
[1] Bufera Covid nelle Rsa – Il Manifesto 16/04/2020
[2] Residenze per anziani: un’emergenza nell’emergenza La Voce 09/04/2020
[4] “C’è stato negli anni un depotenziamento del pubblico a favore del privato e soprattutto il privato non ha preso quello che serviva di più al paese, ma quello che rendeva. Si è passati da un modello solidaristico for benefit dei pazienti a un modello for benefit del privato, la sanità è diventata un’industria” (Il Fatto Quotidiano 17/04/2020)
[5] Coronavirus, la guerra del Trivulzio. Tappa per tappa – Open 18/04/2020
[6] Si veda anche l’articolo: Residenze per anziani, più di cento sono irregolari – Il Manifesto 17/04/2020
[7] Lidia Goldoni Il convitato di pietra Salute Internazionale 01/04/2020
[8] Franco Arminio si è impegnato molto per sottolineare l’attenzione al dolore, il rispetto per i morti, in questo periodo.
[9] Coronavirus : « Le sort des “vieux” en Ehpad est dramatique » Le Monde 08/04/20200
[10] Black Americans Face Alarming Rates of Coronavirus Infection in Some States – New York Times 14/04/2020
[11] “La strage degli innocenti” nelle case di riposo: denuncia delle associazioni del terzo settore.
[12] ISTAT Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione Europea 2017 – indagine EHIS 2015