“Se l’approccio Montessori sarà assorbito, vedremo gruppi di anziani fragili che vivono insieme e si sentono liberi di esprimere le proprie preferenze, come hanno sempre fatto. Si aspettano che le loro preferenze continuino a ricevere la dovuta attenzione e rispetto, talvolta potranno perfino cambiare le proprie opinioni, come facciamo noi,” Cameron Camp – Ideatore dell’applicazione del metodo Montessori alla demenza.
Dobbiamo acquisire quindi una nuova consapevolezza: accettare la nostra fragilità, accettare che la nostra salute è fragile, ce ne rendiamo conto solo ora, in corso di epidemia, quando comprendiamo che la sofferenza e la morte sono solo e unicamente nostre, non ce le toglie nessuno.
Però l’ansia e il dolore possono essere condivise con altre persone: questa la nuova consapevolezza. L’amicizia, l’aiuto dell’altro, la condivisione del cibo, la partecipazione alle cose della comunità, il dono, il bene comune, sono curative, fanno bene alla salute (peraltro questo è stato dimostrato dalle ultime scoperte delle neuroscienze, del ruolo del Placebo e dall’epigenetica).
Le evidenze emerse durante l’epidemia, in merito all’approccio esclusivamente ospedaliero per il contrasto all’epidemia adottato dalla Regione Lombardia (e il relativo contenimento delle Regioni Emilia Romagna e Veneto, dove esiste una consolidata rete di cure primarie), la drammaticità della situazione negli Stati Uniti (dove non esiste un servizio territoriale, tanto meno di Sanità Pubblica), indicano chiaramente e non fanno che promuovere l’adozione del modello dell’assistenza centrata sulla persone, cioè orientata al potenziamento delle capacità residue, all’attenzione, al rispetto e alla dignità della persona fragile, alla necessità di continue e prolungate interazioni inter-personali, l’attenzione alle capacità di adattamento all’ambiente (esterno e interno) e di auto-cura.
L’epidemia di Codiv-19 ha confermato la bontà delle iniziative sperimentate con il nuovo modello proattivo per la fragilità nell’Area Interna Basso Sangro Trigno: la telesalute, gli infermieri e ostetriche di comunità, la Palestra della Mente Montessori e, in generale, il sostegno socio-sanitario alla fragilità nei luoghi di vita della popolazione più fragile, identificata e monitorata dal Sistema Informativo Socio Sanitario Territoriale.
Questo modello non può fare a meno, anzi deve essere integrato con l’adozione organizzativa della tecnologia e-health e, come indicano gli studi internazionali [1] , dalla presenza da remoto di un operatore che pro-attivamente si prende cura della persona, con l’ausilio del teleconsulto, della verifica dell’aderenza alla terapia, del monitoraggio elettronico dei parametri clinici e, soprattutto, della presenza nominativa, periodica da remoto, di un professionista, che, con gentilezza amorevole, tranquillizza e rafforza l’auto cura.
In proposito è illuminante il recente articolo di Paolo Costa La lotta al coronavirus nelle aree isolate? App e telemedicina Buone notizie – Corriere della Sera
Tale modello dovrebbe essere esteso anche nelle aree urbane nella fase post emergenza, di ritorno alla normalità. Infatti è indubbio che nella fase post-epidemica, quando i giovani e gli adulti torneranno gradualmente a svolgere le proprie attività quotidiane, le persone anziane fragili, sia al proprio domicilio, che in Rsa, rimarranno (e dovranno essere) confinate e protette ancora a lungo.
Come sosteneva fin dal 1909 Maria Montessori (Medico e Psichiatra – tra le prime in Italia – prima di diventare pedagosìgista), “l’educazione è fondamentalmente un contatto di anime e l’insegnante deve sentire rispetto e simpatia per il bambino … poi, l’attività può trovare i mezzi scientifici e materiali”, diremmo oggi tecnologici. Se sostituiamo i soggetti insegnante=curante, bambino=persona fragile, ecco quale senso ha la Palestra della Mente Montessori.
“La Palestra della Mente Montessori, l’innovativo progetto attivo nell’area del Basso Sangro-Trigno, in Abruzzo, che si prende cura gli anziani affetti da deficit di memoria e le loro famiglie. Si tratta infatti di zone interne dove oltre il 50% della popolazione è composta da anziani. Di conseguenza vi è un elevato numero di ricoveri e carenza del coordinamento dei servizi a loro dedicati.
Ecco allora che un progetto come la Palestra della mente Montessori può aiutare i tanti anziani che già sono in trattamento per disturbi legati al deterioramento cognitivo o al disagio mentale e che vivono a casa propria. In pratica un team, composto da medici psichiatri, geriatri, infermieri di famiglia e di comunità, assistenti sociali, psicologi, educatori, incontra a più riprese gli anziani scelti per il progetto, le famiglie e chi si occupa quotidianamente di loro.
Negli incontri si illustrano attività e pratiche basate sul metodo Montessori che poi potranno anche essere facilmente replicate a casa degli anziani stessi.”[2] [3]
Per questo, dopo l’interruzione degli incontri in presenza, per via dell’epidemia, intendiamo riprendere l’attività di cura e presenza, da remoto, usando la tecnologia, con bene chiara in testa “l’idea, al tempo stesso alta e concreta, del bene comune”.
[1] (Covid-19: a remote assessment in primary care – BMJ 25 March 2020)
[2] Sara Ficocelli Assistere gli anziani col metodo Montessori: la rivoluzione arriva dall’Abruzzo La Repubblica 27/01/2020
[3] Francesca Biagioli Il metodo Montessori funziona anche con gli anziani. In Abruzzo il progetto che aiuta le persone affette da demenza – Greenme.it 29/01/2020